Se la contrattazione collettiva ha come obiettivo la salvaguardia dei livelli minimi retributivi nell'esclusivo interesse dei lavoratori, le tabelle ministeriali sono volte a monitorare ed a valutare l'incidenza media del costo del lavoro per l'impresa, tenendo conto, oltre che del costo contrattualmente stabilito, anche di pesi ulteriori, come gli oneri previdenziali ed assistenziali, che tendono ad aumentarne l'influenza sulla produttività aziendale.
Ne deriva che, mentre i limiti della contrattazione collettiva assumono connotati di assoluta rigidità, le tabelle ministeriali contengono valori di riferimento più elastici, giacché indicativi di costi per la manodopera comprensivi di variabili suscettibili di aumentarne l'incidenza, ma in ogni caso superabili nella loro portata generale dalla singola impresa che riesca a dimostrare di poter sostenere costi inferiori, seppur non oltre il limite invalicabile posto dalla contrattazione collettiva.
E' quanto affermato dal TAR Campania con la sentenza della Sez. I 17 novembre 2010 n. 25275, la quale richiama sul tema un orientamento oramai consolidato (cfr. TAR Campania Napoli, Sez. I, 15 marzo 2007 n. 2201; nello stesso senso TAR Lazio Roma, Sez. I, 22 dicembre 2006 n. 15610). |